Tra un paio di miliardi di anni circa il nostro pianeta uscirà dalla cosiddetta zona abitabile, orbitando attorno al Sole a una distanza che non permetterà più la presenza di acqua allo stato liquido, e quindi di vita, sulla superficie. Stimata anche la durata del periodo di abitabilità di pianeti extrasolari, un parametro cruciale per valutare la possibilità di evoluzione di forme di vita complessa (red)
La Terra resterà un pianeta abitabile ancora per molto, per la precisione per un periodo che può variare da 1,75 a 3,25 miliardi di anni. “Alla fine di quell'intervallo di tempo la Terra si troverà in una zona più vicina al Sole, con temperature tanto elevate da far evaporare i mari”, dice Andrew Rushby, uno degli astrobiologi dell'Università dell'East Anglia che hanno calcolato quanto manca al nostro pianeta per diventare inospitale. La loro ricerca è stata pubblicata sulla rivista “Astrobiology”.
Nel valutare questi numeri va considerato che parlando di "abitabilità" di un pianeta si intende la possibilità che ospiti una qualche forma di vita, anche solo microbica. Il periodo abitabile quindi corrisponde all'arco di tempo durante cui il pianeta orbita all'interno di una zona (detta appunto zona abitabile), che si trova a una distanza tale dalla stella da permettere la presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie planetaria.
E difatti, la valutazione del tempo di abitabilità della Terra non era lo scopo principale dei ricercatori, ma solo il mezzo per arrivare alla definizione di un buon modello con cui stimare le probabilità dello sviluppo di forme di vita, in particolare complessa, sul migliaio circa di pianeti extrasolari scoperti negli ultimi anni.
La zona abitabile (verde) permette la presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie di un pianeta. Se il pianeta orbita troppo vicino alla propria stella, l'acqua evapora, mentre se è troppo lontano, l'acqua gela. Il raggio effettivo di un'orbita nella zona abitabile dipende dal tipo di stella. (Cortesia NASA)
“Forme di vita complessa - e a maggior ragione specie intelligenti come gli esseri umani - non potrebbero emergere nel giro di pochi milioni di anni, visto che noi ci abbiamo messo il 75 per cento del periodo di abitabilità della Terra per evolvere, e probabilmente è lo stesso anche per altri pianeti", spiega Rushby.
Nello studio, i ricercatori hanno usato modelli di evoluzione stellare per stimare la fine del periodo di abitabilità di un pianeta, per poi confrontare la situazione della Terra con altri otto pianeti, fra cui Marte, attualmente nella zona abitabile del loro sistema.
"Uno dei pianeti extrasolari a cui abbiamo applicato il modello – dice Rushby - è Kepler 22b, il cui tempo di abitabilità è compreso tra 4,3 e 6,1 miliardi di anni. Ancora più sorprendente è un altro esopianeta, Gliese 581d, che ha un durata abitabile davvero enorme: tra 42,4 e 54,7 miliardi di anni. Questo pianeta extrasolare può essere caldo e piacevole per un periodo pari a dieci volte la durata della vita del nostro sistema solare!”
I ricercatori sottolineano comunque che nell'evoluzione biologica ha un ruolo significativo anche il caso, e quindi determinare il periodo di abitabilità non ha un valore concreto, ma indica solo una possibilità, tanto più che “fino a oggi nessun pianeta veramente simile al nostro è stato rilevato. Ma è possibile che ci sia un pianeta abitabile simile alla Terra nel raggio di dieci anni luce, una distanza piccola in termini astronomici", conclude Rushby.
tratto da
lescienze