08/02/15
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Balene sotto attacco dei gabbiani, costrette a lasciare la Patagonia
L’anomalo proliferare degli uccelli marini e quindi l’aumento dei loro attacchi sta compromettendo la biologia dei grandi cetacei, che, per sopravvivere, sono obbligati a migrare verso altri lidi.

Le balene abbandonano la Patagonia. E questa volta non a causa dell’azione dell’uomo – che pur minaccia la loro sopravvivenza in alcune regioni del Pianeta – ma dei gabbiani.
Uccelli piccoli e all’apparenza innocui, che tuttavia - con i loro assalti ormai sempre più frequenti -  possono compromettere gravemente la biologia dei grandi cetacei che visitano la zona del Golfo Nuevo, soprattutto in fasi delicate come quelle dell’allattamento dei piccoli.

«Per evitare le beccate che disturbano l'allattamento e il naturale sviluppo dei cuccioli, infatti, le balene sono costrette ad aumentare la velocità di nuoto e a cambiare l'abituale posizione di riposo, inarcando la schiena», sottolinea Mariano Sironi, direttore scientifico dell'Istituto argentino di conservazione delle balene (Icb).
Una pressione che minaccia seriamente il ciclo biologico di questi mammiferi, costretti, per difendersi, a migrare verso nuovi lidi con conseguente grave danno per l’ecosistema marino e per il turismo basato sugli avvistamenti delle balene, una delle poche risorse economiche della Patagonia.

Un epilogo preoccupante a cui si è giunti, bisogna purtroppo costatare, indirettamente per colpa dell’uomo. Il fenomeno degli attacchi ha infatti iniziato a essere monitorato nel 1972 ma la frequenza non era elevata.

La situazione è tuttavia degenerata negli anni a seguire a causa della proliferazione dei gabbiani sulla costa argentina, attribuita – a detta degli specialisti - all'aumento del volume dei resti di cibo nelle discariche attorno a Porto Madryn, una delle principali città della regione, oltre agli abbondanti scarti lasciati dai pescherecci, sia in terra che in mare aperto.

Tanto che analisi condotte dal “Whale Conservation Institute/Ocean Alliance” hanno mostrato come dal 1974 al 2008 la percentuale di esemplari sfregiati dai becchi dei gabbiani sia passata dall’1% al 77%. Un salto  veramente impressionante.

Per fare meglio capire l’entità del fenomeno, oggi gli attacchi rivolti a un individuo adulto sono circa 9 ogni ora –  il doppio, invece, se si prendono in considerazione i piccoli. Sebbene i ricercatori non spieghino la causa di tale comportamento, hanno osservato che nella maggior parte dei casi i cuccioli non riescono a nutrirsi in maniera corretta, non crescono sufficientemente per affrontare le massacranti migrazioni e finiscono per ammalarsi o addirittura morire prima del tempo.

tratto da gogreen.virgilio





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