(AGI) - Rovereto, 9 ott. - Le ricchissime miniere di re
Salomone, da cui proveniva l'oro portato in dono dalla regina
di Saba, sono state localizzate in Etiopia da due archeologi
italiani, Alfredo e Angelo Castiglioni, i quali le hanno
documentate con un filmato presentato oggi all'ultima giornata
della XXI Rassegna internazionale del Cinema Archeologico, a
Rovereto.
"Abbiamo compiuto cinque missioni, tra il 2004 e il 2008, per
cercare le antiche zone di estrazione" dell'oro di re Salomone,
raccontano i due gemelli varesini che hanno dedicato la vita
alle ricerche di archeologia, soprattutto in Africa,
"Una zona aurifera fu probabilmente rivelata al sovrano ebraico
dalla regina di Saba, quando si reco' a Gerusalemme portando in
dono 120 talenti d'oro", come si legge sulla Bibbia. Il Libro
dei Re racconta che "la quantita' d'oro che affluiva ogni anno
nelle casse di Salomone era di 666 talenti": una ricchezza
immensa, sottolineano i Castiglioni, poiche' un talento
corrispondeva a poco meno di 30 chilogrammi d'oro.
Pur evitando di esprimere certezze assolute, i due archeologi
italiani pensano di avere individuato le mitiche miniere sulle
montagne dell'Etiopia sud-occidentale, nel Paese di Beni
Shangul, lungo l'itinerario forse percorso dalla regina di Saba
nel suo viaggio verso Gerusalemme.
"Le nostre prime tre
missioni nel Beni Shangul - raccontano i Castiglioni - fruttarono la scoperta di enormi zone aurifere, sfruttate
nell'antichita'; ancora oggi vi si lavora con gli stessi metodi
e utensili di allora, e alcune profonde gallerie sono tutt'ora
chiamate dalla gente locale 'le antiche miniere di re
Salomone'".
Un'altra regione aurifera, anch'essa probabile fornitrice di
oro al re di Israele, si trova nell'Etiopia sud-orientale, sui
monti dell'etnia Guji: i due gemelli archeologi l'hanno
esplorata nel 2007-2008.
E' improbabile, commentano Alfredo e Angelo Castiglioni, che la
missione a Gerusalemme della sovrana avesse la motivazione
citata dalla Bibbia: "La regina, sentita la fama del re, venne
a mettere alla prova la sua sapienza". Piu' verosimilmente si
tratto' di una missione commerciale, intesa a scambiare oro con
rame (nelle Storie di Erodoto si legge che "il rame presso gli
Etiopi e' il metallo piu' raro e pregiato di tutti",
sicuramente piu' dell'oro, tanto che in Etiopia i prigionieri
sono "incatenati con ceppi d'oro"). In Israele, per contro,
erano sfruttate a nord di Eilat miniere di rame, che ancora
oggi vengono chiamate "miniere di Salomone".
I Castiglioni, che insieme ad altri studiosi non concordano con
quanti localizzano il regno di Saba in Yemen, ipotizzano che la
biblica regina di Saba fosse un'antenata delle Candaci, le
fortissime sovrane-guerriere del regno di Kush (corrispondente
all'odierna Nubia sudanese, l'Etiopia dell'antichita'), il
paese della dinastia dei Faraoni neri. Oltre a combattere al
fianco dei loro uomini, le Candaci pare fossero in grado di
effettuare anche lunghe e importanti missioni commerciali.
La prossima missione, annunciata alla rassegna roveretana dai
fratelli Castiglioni, sara' lo scavo archeologico del porto di
Adulis, in Eritrea, che proseguira' il lavoro iniziato
dall'archeologo italiano Paribeni, ai primi del secolo scorso.
Si tratta del porto che in antico collegava i traffici
marittimi fra l'Oriente e il Mediterraneo: la missione dei due
archeologi italiani, che partira' a gennaio 2011 in
collaborazione con l'Universita' Orientale di Napoli, punta a
verificare l'ipotesi che la costa eritrea fosse la Terra di
Punt, dalla quale Hatshepsut (il faraone donna della storia
egizia, della XVIII dinastia) porto' a corte, a Tebe, merci
rarissime e preziose, tra cui piante di incenso che avevano un
valore sacro.
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