Una nuova tecnica per studiare i rotoli di
Qumran, una località sul Mar Morto nello Stato d’Israele dove sono
stati rinvenuti i frammenti più antichi del Vecchio Testamento e dei
Vangeli. Per scoprire qual è la data esatta dei manoscritti e se sono
originari della Palestina, saranno analizzati con i raggi Alfa
dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Responsabile del
progetto è Giuseppe Pappalardo, ricercatore dell’Infn di Catania.
Professor Pappalardo, ci può
illustrare la metodologia utilizzata dalla sua equipe?
La nostra tecnica si chiama “Pixe-alfa”,
acronimo inglese per “Emissione di raggi X indotta da particelle Alfa”.
In pratica bombardiamo i campioni con le particelle Alfa prodotte da
materiale radioattivo, nel nostro caso Curio o Polonio. Quando queste
incontrano l’atomo lo ionizzano, cioè gli strappano alcuni elettroni,
portandolo a emettere alcune radiazioni X la cui energia è
caratteristica dell’atomo in esame. A partire da ciò, è possibile così
ricostruire la composizione chimica del frammento, senza danneggiarlo né
modificarlo. E dal momento che utilizziamo un apparecchio di soli
600/700 grammi, le analisi avvengono normalmente in loco senza la
necessità di trasportare presso il nostro laboratorio il materiale.
Occorre anche sottolineare che soltanto le parti superficiali vengono
analizzate col nostro strumento senza interferenze con il substrato. Per
le suddette ragioni il sistema “Pixe-alfa” è il più indicato per
l’analisi non distruttiva di pigmenti, dipinti, affreschi, patine etc.
Lo strumento “Pixe-alfa” è stato realizzato e brevettato attraverso una
collaborazione fra l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e il
Commissariato per l’Energia Atomica (Cea) francese. Attualmente è
l’unico al mondo in grado di effettuare analisi di tipo “Pixe” con
strumentazione portatile.
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