Scienziati dell'Università del Canada hanno sperimentato il dispositivo su un vermetto. Possibilità di sviluppo nel campo delle terapie fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci
di CRISTINA NADOTTI
In termini banali è la scoperta di un raggio di luce capace di
paralizzare un essere vivente. In termini scientifici è un passo
ulteriore verso l'attivazione e lo spegnimento di agenti biochimici,
con la possibilità di grandi risultati nel campo delle terapie
fotodinamiche e del rilascio controllato di farmaci. In termini
pratici, infine, è anche uno studio che per ora ha implicato la
sperimentazione su un povero vermetto, destinato, visto come procedono
questi test, a essere il primo di una serie di animali soggiogati alla
crudeltà della ricerca medica.
Il vermetto in questione è il
Caenorhabditis elegans, un nematode fasmidario, che vive nel suolo delle regioni temperate ed è lungo circa un millimetro. Il
Caenorhabditis
ha la sfortuna di essere un organismo relativamente semplice, ma di
possedere molti dei sistemi e degli apparati presenti negli altri
animali, cosa che lo rende un organismo modello molto usato per
studiare la biologia dello sviluppo e dell'apoptosi, cioè la morte
cellulare programmata. Un esempio su tutti: il
Caenorhabditis è
uno degli organismi più semplici con un sistema nervoso composto da 302
neuroni. Ora il vermetto potrà fregiarsi del record di essere il primo
animale che ha fatto avverare il sogno di ogni scrittore di
fantascienza, quelle pistole il cui raggio di luce è capace di bloccare
il nemico in una paralisi subitanea.
Per paralizzare i vermi gli scienziati hanno usato la molecola del
dithienylethene che, se colpita dalla luce ultravioletta, cambia forma.
Ai
Caenorhabditis
è stata somministrata una soluzione con la molecola (di solito si
nutrono di batteri) e una volta che sono stati "bombardati" con i raggi
Uv non sono stati in grado di muoversi né di reagire a stimoli indotti.
Soltanto una volta esposti di nuovo alla luce visibile i vermi sono
stati in grado di riacquistare il movimento, come documentano le
sequenze fotografiche e il video girato dagli studiosi dell'Università
del Canada, pubblicati sul
Journal of the American Chemical Society.
Il comportamento della molecola di dithienylethene era già noto, ma è
la prima volta che "l'effetto interruttore" è stato dimostrato in un
organismo animale vivente. I ricercatori canadesi si rendono conto
delle implicazioni etiche di un tale esperimento e il coordinatore
dell'esperimento, Neil Branda, ha dichiarato alla Bbc: "Non sono
convinto dell'uso legittimo di uno strumento per paralizzare un
organismo, ma finché qualcuno non affermerà il contrario non possiamo
neanche escludere l'utilità dell'applicazione pratica di un tale
strumento".
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