08/02/15
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"Chi ha paura di sognare
e' destinato a morire"
Bob Marley
 


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"Noi Maya, già stufi del 2012"
Gli eredi della civiltà americana travolti dalle fantascientifiche profezie millenariste “Riceviamo milioni di richieste d’aiuto, ma non abbiamo previsto la fine del mondo”
PAOLO MANZO

CITTA' DEL MESSICO

Qualcuno a Città del
Messico ne è davvero convinto. Che tutta questa storia della fine del
mondo prevista per il 21/12/2012 secondo presunti calcoli dell’antico
calendario Maya sia in realtà un tiro mancino giocato dai Maya stessi
per vendicarsi di quello che il futuro avrebbe loro riservato. Ovvero
lo sterminio da parte dei colonizzatori spagnoli. Ma non serve
addentrarsi nelle beghe più o meno storiche e allo stesso tempo più o
meno fantascientifiche per capire che la fine del mondo, per lo meno
qui in Messico da cui tutto è cominciato, si è trasformata
letteralmente nella fine della tranquillità. Apolinario Chile Pixtun,
un guatemalteco che si dice discendente dei Maya, non lo nasconde «sono
stanco di tutta queste ansia mediatica e non sull’argomento», sbuffa a
chi gli fa domande. Per poi aggiungere «la fine del mondo prevista per
il 2012 è in realtà un’idea degli occidentali non certo dei Maya».

Insomma
l’Apocalisse sembrerebbe essere più una moda o un bisogno segreto
dell’umanità di darsi un count down che il frutto di un attento calcolo
matematico. Eppure in molti, forse troppi, l’hanno presa davvero sul
serio. Ann Martin, della Cornell University, curatrice del sito «Sei
curioso? Chiedi ad un astronomo», non finisce di stupirsi della
quantità di e-mail che riceve ogni giorno di ragazzi che si dicono
spaventati dall’idea di un’estinzione imminente. «Ci ha scritto perfino
una mamma di due bambini - racconta - disperata di non poterli vedere
crescere». E se non bastasse ad amplificare l’ansia globale ci si mette
anche Hollywood. «2012» in uscita il prossimo novembre di Roland
Emmerich, un’eminenza del terrore su celluloide (suoi anche
«Independence Day» e «The Day After Tomorrow») promette emozioni forti
e irreversibili.

Tutto un equivoco allora? Zarathustra si
rivolterebbe nella tomba di fronte ad un catastrofismo così spudorato?
Forse cadrà solo un meteorite dicono alcuni. Quel che è certo è che il
calendario di per sé aveva un ruolo centrale nella cultura Maya che
raggiunse il suo apogeo tra il IV e il X secolo d.C. e che fu sempre
molto legata all’astronomia. Così come altri rinvenimenti archeologici
darebbero risalto al 2012 come anno cruciale per la storia
dell’umanità. È il caso per esempio del cosiddetto «Monumento 6», un
antico sito in cui è stata ritrovata una tavoletta i cui resti indicano
proprio la data del 2012, in cui sarebbe dovuto accadere qualcosa che
coinvolgerebbe una misteriosa divinità Maya, Bolon Yokte, associata in
genere alla guerra e alla creazione. Guillermo Bernal, archeologo
dell’Università Autonoma del Messico si spinge addirittura oltre: «La
divinità - spiega - dovrebbe scendere direttamente dal cielo».

A
smorzare il fuoco è David Stuart dell’Università del Texas, studioso
specializzato in testi maya. «Questa data serviva solo per commemorare
la creazione. I Maya non avrebbero mai predetto la fine del mondo».
Quel che invece è possibile è che proprio grazie alle approfondite
conoscenze astronomiche i Maya abbiano calcolato un fenomeno
eccezionale: l’allineamento del sole con il centro della Via Lattea.
Capita una volta ogni 25.800 anni e capiterà per l’appunto come già
confermato dagli astronomi il 21 dicembre 2012. Catastrofismi a parte
quel che è certo è che il 2012 sarà un anno importantissimo. Per il
Messico l’anno delle elezioni federali, per la Gran Bretagna quello dei
Giochi Olimpici. E il 21 dicembre il giorno del solstizio con la
congiunzione di Marte, Giove, Saturno, uno spettacolo astronomico senza
precedenti.

E alla fine forse fa bene Paco, studente di
archeologia, che in uno dei colorati bar di Città del Messico tra un
mojito e l’altro allarga le braccia scoppiando in un’altrettanto larga
risata «sia fatta la volontà di Dio! Non ci resta che aspettare». Anche
perché non c’è molto altro da fare, se non rendersi conto che
dall’inizio della nostra storia gli esseri umani hanno sempre avuto un
bisogno viscerale di emozioni forti, tra cui quella della paura della
fine, soprattutto nei momenti di crisi. Non resta da sperare dunque,
come in tutte le escatologie che si rispettino, che la salvezza sia in
attesa dietro l’angolo. Per scaramanzia e all’insegna del carpe diem,
però, Paco ordina il quarto monito al barista. Del resto se proprio
fine del mondo dovrà essere non sarà un drink in più o in meno a fare
la differenza.

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