08/02/15
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Le piramidi? Strumenti musicali Così i Maya invocavano gli dei
In Messico, i gradini venivano costruiti in modo da riprodurre il rumore ritmico delle gocce di pioggia: era un modo per sollecitare l'intervento del dio Chaac in tempi di siccità di SARA FICOCELLI
Dalla leggendaria torre di Babele ai grattacieli di New York, tutto ciò
che l'uomo costruisce in verticale rappresenta una sfida. Per la
civiltà precolombiana dei Maya, l'obiettivo era riuscire a comunicare
con dio, ed è per questo che hanno costruito le loro incredibili
piramidi. Secondo una ricerca internazionale pubblicata sul New
Scientist, i gradini funzionavano come uno strumento musicale:
progettati per provocare la diffrazione del suono dei passi di chi li
percorreva, riproducevano un rumore simile a quello delle gocce di
pioggia che cadono in una pozzanghera. Destinatario del messaggio
musicale il dio della pioggia Chaac, venerato nelle zone del Messico
con scarse precipitazioni.





Per capirlo, gli studiosi Jorge Cruz della Professional School of
Mechanical and Electrical Engineering di Città del Messico e Nico
Declercq del Georgia Institute of Technology negli Stati Uniti hanno
confrontato le frequenze sonore che si producono salendo i gradini del
Castillo, nel complesso archeologico Maya di Chichen Itza, con quelle
della Piramide della Luna a Teotihuacan, nel Messico centrale. In
entrambi i siti hanno registrato i suoni sentiti alla base quando
qualcuno sale i gradini, osservando in tutti e due i casi una
somiglianza con il rumore e la frequenza delle gocce di pioggia.





Secondo i ricercatori, ciò è dovuto alla diffrazione del suono
provocata dalle scale, che rompendo l'onda sonora riproducono un
effetto simile a quello di un acquazzone. La dottoressa Elizabeth
Graham dello University College London precisa però che entrambe le
piramidi sono state restaurate, e che è dunque inattendibile uno studio
basato su superfici non originali.










Della capacità del Castillo di riprodurre suoni, del resto, si discute
da anni, ma nessuno è mai riuscito a chiarire né il meccanismo che
provoca il fenomeno né la sua eventuale utilità. Il primo ad
analizzarlo fu l'ingegnere acustico David Lubman nel 1998, secondo il
quale il tempio dedicato a Kukulkan, dio del vento e della conoscenza,
"cinguettava". Qualche anno dopo Declercq, affascinato da queste
ricerche, partì per Chichén Itzá per studiare personalmente la cosa.





Fin dall'inizio gli esperti hanno creduto che nel caso de El Castillo
l'effetto sonoro fosse provocato dalla cavità della struttura, ma lo
studio di Cruz e Declercq spiega che tutto nasce dalla diffrazione
provocata dei gradini. Lubman inoltre era convinto che i costruttori
della piramide avessero creato l'effetto intenzionalmente, ma Declercq
e colleghi obbiettano oggi che potrebbe non essere necessariamente
così. La loro analisi sull'acustica della piramide mostra infatti che
il riscontro preciso dell'eco dipende dal suono che lo provoca. Quello
del tamburo, ad esempio, produce un diverso effetto di risonanza.





"Con un po' di immaginazione - spiega Cruz - possiamo immaginare le
piramidi Maya come giganteschi strumenti musicali, da utilizzare in
modo sempre diverso". Ma purtroppo nessuno può provare che i membri
della civiltà precolombiana li "suonassero" davvero.

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