08/02/15
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] Il genio di Archimede snobbato in Sardegna
Ignorato lo studio su un reperto ritrovato a Olbia
Di Giovanni Pastore*



Giovedì 10 settembre 2009








N
el
luglio 2006 è stato ritrovato a Olbia un frammento di un'antica ruota
dentata che, dopo attente e scrupolose ricerche, è stato possibile
attribuire al Planetario realizzato da Archimede di Siracusa. La sua
importanza sta nel fatto che finora ci erano pervenute solo alcune
opere scritte (codici A e B) attraverso trascrizioni e traduzioni
greche, arabe e latine, e il Palinsesto di Gerusalemme (codice C), che
risulta redatto dal matematico stesso ed è ancora oggetto di studi
negli Stati Uniti. Delle sue macchine, invece, non ci era pervenuto
finora assolutamente nulla. Il reperto, e non stiamo parlando di un
semplice pezzo di coccio, è quindi un contributo unico e inatteso per
la conoscenza dell'attività di Archimede.

Il valore e l'importanza
di una straordinaria scoperta come questa non sono stati, purtroppo,
percepiti dal grande pubblico. Ma quello che è ancora più grave è che
anche la classe politica e accademica dell'Isola, che dovrebbe essere
la più interessata, è rimasta indifferente, nonostante i vari
assessori, sindaco e presidenti di Regione e di Provincia e rettore
universitario siano stati ampiamente informati con ogni mezzo: la
notizia è stata completamente ignorata.

Anche l'Università di
Sassari non ha fatto nulla per valorizzare e divulgare la scoperta. Pur
comprendendo che gli aspetti scientifico-ingegneristici del genio di
Archimede, che poi sono quelli per cui è stato grande, correlati con il
reperto e dettagliatamente illustrati al convegno internazionale di
Olbia (dicembre scorso) esulano dalle competenze degli
storici-letterati dell'Africa Romana, tuttavia il lavoro è già stato
lungamente esposto anche in altri convegni più pertinenti, risultando a
tutti molto convincente e senza riscontrare alcun tipo di confutazione.
È pur comprensibile che possano affiorare dubbi e perplessità di fronte
a una notizia così eclatante, ma in tal caso storici e letterati
chiedono chiarimenti e, se necessari, maggiori approfondimenti. Invece
silenzio assoluto.

L'articolo de L'Unione Sarda del 20 marzo u.s.,
che trattava la notizia, ben circostanziato e definitivo, è stato
inviato a centinaia di addetti ai lavori, in Italia e all'estero. Anche
una tv americana ne ha dato notizia il 21 luglio scorso: in un solo
giorno ci sono state centinaia di visite sul mio sito
(www.giovannipastore.it) da tutto il Paese. Una troupe della
televisione di Stato greca EPT mi ha anche intervistato sull'argomento.
In effetti, le straordinarie conclusioni a cui io e l'archeologo Rubens
D'Oriano siamo pervenuti all'unisono sono i risultati rivenienti da
puntuali risultanze scientifiche, letterarie, storiche e archeologiche,
tutte straordinariamente precise e concordanti.

Capisco che così si
vanno a toccare i tasti dolenti dei potenti, a cui bisogna rivolgersi
sempre con il cappello in mano e quindi "farli partecipi del
banchetto", ma io sono un battitore libero, educato ma pur sempre senza
padroni. Purtroppo questa è la cruda verità.

Non conosco le
ragioni di questa indifferenza, anche se è noto a tutti che il mondo
politico e accademico è costellato di menefreghismo, perché sono atti
che non portano voti ai politici, o forse solo perché siamo di fronte a
un frammento piccolo e insignificante, e non a una statua o un vaso di
più immediata e pregnante presa sul grande pubblico. Ma non sempre ciò
che è importante è anche appariscente e viceversa, tuttavia questi sono
i risultati. Tutti si riempiono la bocca di cultura, ma quando si va
nel concreto tutti si defilano o restano indifferenti, il che è peggio
perché "il miglior disprezzo è la non curanza".

Sono grato a
L'Unione Sarda per aver avuto l'audacia di pubblicare i miei articoli
sulla pagina delle Scienze la primavera scorsa, pur con tutta la
prudenza nell'asserire quanto risultato dalla ricerca, e solo alla fine
di un lungo, meditato e sofferto percorso di studio.

Ognuno tende
a mantenere saldo il proprio potere, anche a scapito della conoscenza
di tutti. Mi sono ritrovato per caso in questo studio, che se vogliamo
esula dalle mie ordinarie attività di "ingegneria moderna", ma, come
recita un antico adagio, "dove c'è gusto non c'è perdenza". Mi ha
spinto unicamente la curiosità: Giambattista Vico a ragione sosteneva
che "la curiosità è figlia dell'ignoranza e madre della scienza". Ben
lungi da me, quindi, la voglia di esibirmi, ma questo silenzio è
troppo, soprattutto perché riguarda un pezzo della Storia della Scienza
universale. Mi rendo conto che la storia è costellata di casi analoghi,
ma non posso arrendermi o consolarmi col "mal comune mezzo gaudio".

*Università di Potenza

Fonte







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