08/02/15
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Tornano le api, il mondo continua
Gli insetti ripopolano la California: sollievo di ambientalisti e climatologi

NEW YORK
Coraggio, l’uomo ha ancora davanti a sè almeno altri quattro anni di vita. Le api sono ricomparse, questa primavera, proprio là dove avevano iniziato a scomparire tre anni fa: la California del sud, con le sue sterminate piantagioni di mandorli che di questa stagione si riempiono di miliardi di fiori pronti a dare e ricevere polline.

Nel 2006 fu lanciato il primo grido angosciato perchè gli insetti si erano presentati all’appuntamento a ranghi molto ridotti: dal 30 al 50 percento in meno. Fiori che si seccavano e cadevano dagli alberi restando signorini, agricoltori disperati, una catastrofe. Ci fu chi, immancabilmente, citò la presunta frase di Einstein: «Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita». Fatti i conti, fino al 2010. Ora, a tempo quasi scaduto, il miracolo. Questa primavera, di fronte ai miliardi di fiori in trepidante attesa di essere deflorati, si sono inaspettatamente schierate intere divisioni di operaie pronte a fare il loro dovere fino in fondo e a salvare, così, il mondo, l’umanità, ma soprattutto il ricchissimo mercato delle madorle californiane. L’80 percento delle mandorle di tutto il mondo, mica poco.

Un connubio, quello tra mercato e alveari, che segna l’esistenza dell’economia di mercato fin dai suoi albori. Da quando, erano tre secoli fa, un tal Signor di Mandeville scrisse la sua "Favola delle Api" per dire che l’uomo doveva fare esattamente come loro: ognuno badare al proprio interesse, chè tanto poi si vive tutti in un’unica arnia e il miele prodotto da uno può essere mangiato dagli altri, basta acquistarlo. Bene, quest’anno tra miele e mandorle ci sarà da mangiare in abbondanza. Per i produttori, per gli agronomi, ma non per gli affitta-api. Questi ultimi da qualche anno facevano affari d’oro. La California, con i suoi 700.000 ettari di terreno a mandorle, alla fine non aveva api a sufficienza tra le proprie scorte naturali. Ecco allora che importava api dal resto del paese con la stessa naturalezza con cui importa manodopera messicana giunta attraverso i buchi della frontiera.

Un’arnia in affitto costava, nel 1995, 35 dollari con il suo carico di lavoratrici stagionali, nel 2008 tra i 150 ed i 200. Si tornerà, pare, verso i 35 dollari, ma la salvezza del mondo val bene il pianto di questi caporali. Restano a questo punto due interrogativi da sciogliere, vale a dire perchè le api fossero scomparse e perchè, all’improvviso, siano tornate. Primo interrogativo. Risposta: non si sa. Si è parlato degli Ogm, dell’inquinamento, dell’immancabile effetto serra, dei pesticidi e dei cellulari. La Fao ha speso 28 milioni di dollari per una ricerca che conclude: «Per la maggior parte dei tipi di impollinatori i dati a lungo termine della popolazione sono insuficienti, ed incompleta è la conoscenza della loro ecologia di base». Tradotto, è un «boh». Forse ha ragione chi, sommessamente, ha fatto notare in questi anni che si può parlare di una serie di fattori incrociati, dall’insorgere di alcune vere e proprie epidemie
negli alveari al fatto che in California le api si nutrono sempre degli stessi nettari (mandorle e grano), il che le ha alla lunga debilitate.

Secondo interrogativo. Risposta: la crisi economica mondiale. C’entra, la crisi. Perchè tra agosto e dicembre i prezzi delle mandorle sono crollati del 30 percento, gli agricoltori hanno tagliato i costi e si sono messi a dar loro la pastura alle api autoctone senza assumerne di stagionali. Ne hanno migliorato la dieta, così, ed aumentato il numero. Le altre, abusive come certe mondine di «Riso Amaro», sono rimaste a casa. Miracoli della mano invisibile del mercato, che tutto regola anche in tempi di crisi del liberismo. Forse il signor di Mandeville aveva ragione.
 
http://www.lastampa .it/_web/ cmstp/tmplrubric he/ambiente/ grubrica. asp?ID_blog= 51&ID_articolo= 953&ID_sezione= 76&sezione= Ambiente




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