Nulla è più sofisticato, post-moderno, addirittura pop-moderno, di un misterioso vaticinio, anche se antico di mille anni. Digitando in Internet su un qualsiasi motore di ricerca le parole “profezie di Malachia”- ovvero le premonizioni attribuite al monaco irlandese Maelmhaedhoc, latinizzato appunto in Malachia, vissuto fra il 1094 e il 1148 e venerato come santo dalla Chiesa cattolica, che descrivono in modo figurato e allusivo tutti i futuri papi da Celestino II (1143-44) fino all'ultimo della storia, indicandoli con un motto latino - si è travolti da un’onda anomala di siti che, almeno della stragrande maggioranza, sono un mix perfetto e inquietante di ipertecnologia ed esoterismo. Il Medioevo ai tempi di Facebook.
Neppure nei "sincretici" anni Novanta, quelli della New Age prêt-à-porter che frullava la cristalloterapia con l’enigma dei cerchi del grano e la teosofia con la tradizione rosacrociana, la Prophetia de Summis Pontificibus, ossia l’arcana “Profezia dei Papi”, ha avuto tale successo. Tanto che non si contano le citazioni giornalistiche (soprattutto ogni qual volta si apre un conclave), i romanzi (ad esempio La profezia dell'ultimo papa di Schmeig Maria Olaf, uscito da Fazi nel 2001 e che aggiunge mistero al mistero ritirando fuori, non si sa da dove, la profezia perduta sul Papa nero, ossia il motto cancellato "Caput nigrum”…), i film-polpettone, le trasmissioni di Stargate, la saggista in bilico tra fantarcheologia e il mistery… E la anche l’editoria seria, per fortuna: come il volumetto Le Profezie di Malachia. I Papi e la fine del mondo appena pubblicato da La Vita Felice con un’introduzione di Armando Torno: un’edizione
“filologicamente” corretta, con i 112 motti di Malachia e relative interpretazioni- spiegazioni, la rara iconografia del monaco-profeta e un’Appendice che ricostruisce la storia dell’enigmatico testo, il quale, sebbene attribuito alla mano di Malachia, quindi al XII secolo, iniziò a circolare quasi quattrocentocinquan t'anni dopo la sua morte, nel 1595, quando il benedettino Arnold Wion pubblicò la profezia nel suo Lignum vitae, edito a Venezia. Non è un caso che i pontefici anteriori al 1595 sono indicati con descrizioni molto precise (riferite ai loro stemmi, ai loro luoghi d’origine o ai loro nomi al secolo), mentre quelle sui papi successivi appaiono molto più vaghe...
Comunque, se è vero, come nota Armando Torno, che “ormai quasi più nessuno storico accademico crede nell’autenticità di questi 112 motti latini…”, è indubbio che alcune profezie, soprattutto quelle relative ai pontefici del secolo scorso, fanno ancora sobbalzare sulla sedia: “Religio depopulata” per Benedetto XV (il cui pontificato fu funestato dalla Grande Guerra che, insieme all’epidemia di spagnola, falcidiò i cattolici di tutta Europa), oppure “Pastor et nauta” per Giovanni XXIII (di umili origini, “pastor”, e Patriarca di Venezia, “nauta”) o “Flos forum” per Paolo VI (al secolo Giovanbattista Montini, nel cui stemma di famiglia compaiono tre gigli, “Flos forum” appunto) e soprattutto “De medietate lunae” per Giovanni Paolo I (Albino Luciani, che rimase sul soglio di Pietro “il tempo di una luna": solo 33 giorni).
Per il resto, che si creda o no a questo saggio e venerato monaco irlandese, non rimane che aspettare l’ultimo papa della lista, il centododicesimo, ossia il successore dell’attuale Benedetto XVI (per la cronaca: “De gloria olivae”…), cioè l'ultimo Papa prima della fine del mondo, al quale Malachia dedica non solo un motto, “Petrus romanus “, ma alcuni versi latini che tradotti suonano: “Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia”. Che in latino si dice amen.
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