08/02/15
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"Chi ha paura di sognare
e' destinato a morire"
Bob Marley
 


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L'esclusiva/Coelho, la mia Transiberiana da Mosca a Vladivostock

Lo scrittore racconta il suo viaggio con un nume tutelare: Solzenicyn
 
“Un libro può anche unire le persone. Non cambia le persone ma provoca una reazione”.

di Paulo Coelho

Il guerriero della luce osserva le due iscrizioni su ciascun lato della porta che sta per aprire. Il guerriero guarda l’iscrizione su cui c’è scritto “Paura” e legge: “Stai entrando in un mondo pericoloso e ignoto, dove tutto quello che hai imparato fino a ora non ti servirà più a nulla”. Il guerriero guarda l’iscrizione su cui è scritto “Desiderio” e legge: “Stai per lasciare il tuo mondo, nel quale erano conservate tutte le cose che hai sempre voluto e per le quali hai lottato a lungo e duramente”.

Una delle classiche metafore della vita è il viaggio. Io ho sempre viaggiato; fa parte della mia cultura, della cultura hippy. E’ parte della mia curiosità nei confronti del mondo. E ho sempre sognato di viaggiare lungo la Transiberiana. La Transiberiana non è solo il tragitto da Mosca a Vladivostock; è molto di più: per quanto mi riguarda è stato un processo di trasformazione, per me, ma anche per tutte le persone che mi hanno accompagnato durante le due settimane di viaggio.

Ero curioso di vedere come sarei cambiato durante il viaggio, come sarebbero cambiate le persone accanto a me, come avremmo visto le cose attorno a noi e come avremmo reagito a esse.

La metafora del viaggio è la metafora della vita. Procediamo dalla nascita alla morte e durante questo percorso, proprio come in un treno, alcune cose le vediamo solo dal finestrino, senza riuscire a entrare in contatto con esse; a volte, invece, ci possiamo fermare e possiamo entrare in contatto con cose e persone. Poi il treno riparte e ti trovi di fronte a una delle cose più difficili da dire: addio!

Sentirsi straniero dipende dal carattere di ogni singola persona. Tutti noi, nella vita, siamo stati per un giorno stranieri.

Una volta mi trovavo in Tunisia e mentre camminavo vidi una lanterna. Ero con uno scrittore, che mi disse: “Vedi quella lanterna? È una luce per lo straniero”. Voleva dirmi che le persone che vengono da lontano sono riconoscibili. Mi disse che era uno scrittore e che da molti anni tentava di farsi conoscere in Tunisia, mentre io, appena arrivato, anche se straniero, venivo già riconosciuto. Come se la gente valorizzasse chi viene da lontano. Questo è il lato positivo della condizione di straniero.

Dobbiamo continuamente ripartire. Questa continua partenza non significa che dobbiamo tornare indietro o iniziare una nuova strada. Questa partenza significa solo che il passato e il futuro non contano. Tu sei qui, ora, e conta il momento presente; tutto quello che tu fai ora cambierà la tua vita passata o futura.

Il viaggio lungo la Transiberiana mi ha fatto tornare alla memoria il periodo che ho trascorso in prigione. Per molti la Siberia, per lungo tempo, ha significato una delle più grandi prigioni del mondo, una prigione senza mura ma pur sempre una prigione. Molte persone vi morirono o furono esiliate. Il 29 maggio del 1974 sono stato liberato dalla prigione. Il 29 maggio ho attraversato la Siberia, luogo di tante sofferenze.

Ma la Siberia che ho visto durante la mia Transiberiana, in due settimane quasi di viaggio, era una Siberia libera. Su di essa si sono scritte molte pagine di sangue, ma grazie a scrittori che hanno dato la loro testimonianza, questa storia è stata resa nota e è possibile, ora, raccontarla.

Ecco perché vorrei dedicare questo viaggio ad Aleksandr Solženicyn e al suo Arcipelago gulag, che ha denunciato gli orrori dei Gulag; questo scrittore è stato capace di mostrare tutto ciò al mondo, e per questo, in qualche modo, ha contribuito a porre termine a questo sistema di oppressione. Anche io ho vissuto la reclusione e l’internamento. In manicomio, in Brasile. Il 29 maggio sono stato liberato. Per questo tutti i 29 maggio faccio la comunione perché si consacri sempre la libertà, la responsabilità , l’importanza di lottare. Come Solženicyn ha fatto questo viaggio dalla Siberia a cara; io l’ho fatto in senso inverso. E dedico questo percorso a lui.

In Siberia è possibile vedere paesaggi sconfinati, e avere allo stesso tempo sia la sensazione di libertà e di vuoto, perché puoi andare dove vuoi, sia il senso di oppressione per il fatto di essere circondato totalmente da una natura che è sconfinata ma in cui non ti puoi realmente muovere.
Tuttavia, quello che vivi in Siberia a volte lo vivi anche nelle grandi città.

Nelle grandi città ti senti uno straniero in una terra straniera; sei circondato da migliaia di persone ma non riesci a comunicare con loro. Sei in esilio.
Ci sono due tipi di paura: una è quella che impari a conoscere dall’esperienza del dolore, del dolore fisico; è un tipo di difesa. E poi c’è un altro tipo di paura: la paura di cambiare. Vorresti restare lo stesso, come un treno che si ferma e resta nella medesima stazione per sempre. Per gli esseri umani sembra sia difficile cambiare, non capisco perché. In principio eravamo nomadi, viaggiavamo in giro per il mondo e Dio o la Divinità... non era in un posto solo, non era in una chiesa, non era in un luogo... Dio era dappertutto.

Dobbiamo lottare contro questo tipo di paura o per meglio dire: non dobbiamo combattere contro la paura, ma capire che è normale sentirla e che non bisogna restarne paralizzati. Dobbiamo andare incontro alle difficoltà che potremmo incontrare nella vita.

Sono andato nella foresta e ho visto un fiume, un magnifico fiume, un fiume con gli argini sprofondati all’interno (sic!). E ho capito che c’è sempre un altro fiume nel fiume, un fiume che è l’anima dell’acqua. Sono venuto a vedere il lago e questa acqua fredda, ma non potevo avere paura e mi sono buttato. L’ho fatto! Appena dentro ho sentito freddo, ma quando sono uscito tutto era pieno di calore.

Non puoi fare nulla, nella vita, se non hai questa emozione fisica di un contatto spirituale o con la natura o con gli uomini.

Cosa può fare uno scrittore? Quando vedo i miei lettori sono convinto che, come la Transiberiana collega vari villaggi di una terra sconfinata, allo stesso modo un libro unisce le persone. Non cambia le persone ma provoca una reazione; stimola le persone a capire quello che sono e cosa vogliono.

Quando io leggo un autore che mi coinvolge vorrei subito conoscerlo, guardarlo negli occhi. Ma poi capisco che probabilmente la sua anima è nel suo stesso libro. Perché dovrei guardarlo negli occhi se posso vedere direttamente il suo cuore?

Qualche volta mi arrabbio, cosa che è abbastanza normale. Quando vedo delle tempeste — e abbiamo visto diverse tempeste durante il viaggio, abbiamo visto foreste bruciare e la terra creparsi — dovrei incolpare Dio di questi disastri della natura? No! Dovrei maledirmi se a volte mi arrabbio e reagisco in maniera sproporzionata? È meglio buttar fuori certe energie negative, come un bambino o una bambina che si arrabbia e comincia a piangere. È semplice, per il bambino, perché la rabbia dura poco, e il bambino che poco prima era furente immediatamente dopo è felice. Può cambiare umore repentinamente. Io cerco di fare in questo modo: cerco di esprimere sempre le mie emozioni. Probabilmente non è semplice per le persone che mi circondano. Io so, però, che queste persone sono guerrieri della luce, sono persone che sanno comprendere che le emozioni sono importanti, che sono il modo in cui la condizione umana si manifesta.

Dei posti in cui sono stato, non ho mai avuto informazioni dettagliate, in modo tale da scoprire spontaneamente i paesaggi e tutto quello che incontravo. Avevo alcune informazioni sul lago Bajkal e temevo di rimanere deluso. Ma, al contrario, la mia esperienza è stata molto superiore alle aspettative. Ho incontrato le persone, ho incontrato il lago Bajkal con una forza pari a quella di tutti gli sciamani del mondo. Non ho incontrato una persona qualsiasi, ma lo sciamano. Non è certo per questo che sono arrivato fin qui; certo lui sa che io sono qui, come io so che lui è lì. Esiste una comunicazione tra la gente, non c’è bisogno del contatto fisico. Il tatuaggio è sempre un’alchimia della trasformazione. Il bruco ha la caratteristica di trasformarsi in farfalla senza perdere la sua vera essenza. Penso che ognuno di noi possa fare la stessa cosa: essere capace di trasformarsi in una bella creatura senza perdere la sua naturale essenza.

Sono una persona libera? Sì e no. Sono libero fino al momento in cui prendo una decisione. Dopo sono vincolato alla mia decisione. Così nel momento in cui ho deciso di prendere la Transiberiana ero libero nella mia scelta. Potevo prenderla o meno... ma nel momento in cui ho preso questa decisione ho creato un vincolo. Non significa che sono schiavo della mia decisione, ma che ho un vincolo, un comandamento. Questo vale per tutte le scelte della mia vita. Non inseguo una libertà astratta, ma il rispetto delle mie decisioni. Qualche volta ti rendi conto che stai sbagliando e ti fermi a metà percorso; ma in questo caso, come in molti altri casi della vita in cui prendi una decisione, devi andare fino alla fine. Poi puoi guardarti indietro e dire: “Sì, è stata una magnifica esperienza”, oppure: “...non è stata di certo la migliore decisione della mia vita!” Ma puoi dire a te stesso: “Ho preso una decisione, e il prendere una decisione mi ha
reso più forte!”

Durante il viaggio vedevo foreste, fuori, vedevo strade, e sapevo che c’era solo una possibilità su un milione che i miei piedi potessero toccare, un giorno, quel suolo o le mie mani uno di quegli alberi. All’inizio della mia vita avevo una grande difficoltà a capire come fosse possibile vedere degli alberi un’unica volta nella vita, gli alberi di un certo, determinato posto; potrò vedere molti altri alberi ma probabilmente i miei occhi vedranno questi alberi, ora, per l’ultima volta nella mia vita. Mi rattrista tutto ciò? No, non sono triste; almeno per quel secondo nella mia vita, loro sono stati in me e io in loro; la mia anima era lì per salutarli, e per potere, a sua volta, sentire l’anima degli alberi che diceva: “Ciao, Paulo, che tu sia il benvenuto...”

È stato un viaggio molto interessante. Si è trattato di un viaggio fatto per realizzare un sogno, e in qualche modo per celebrare i miei vent’anni di pellegrinaggio da Santiago di Compostela. Ma la cosa migliore è stata la possibilità di incontrare i lettori durante questo percorso. Non erano stati pianificati, questi incontri nella città, o la gente che aspettava sulle piattaforme e io che autografavo libri. È stato il miglior modo per conoscere la Russia.

Copyright Betty Wrong / Saint Jordi Asociados

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=32928& sez=HOME_ SPETTACOLO




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