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8/9/2008
PIERO BIANUCCI
Mercoledì a Ginevra 500 giornalisti di tutto il mondo vedranno animarsi l’Oracolo. La Bbc trasmetterà in diretta l’evento e tutti potremo seguirlo sul web. L’Oracolo è il più grande e potente acceleratore di particelle del mondo, occupa un tunnel lungo 27 chilometri a 100 metri di profondità sul confine tra Francia e Svizzera. L’hanno costruito i tremila fisici del Cern (Consiglio europeo ricerca nucleare) spendendo 8 miliardi di euro messi a disposizione da venti Paesi.
Il nome tecnico è Lhc, Large Hadron Collider, ma Oracolo non è una esagerazione. Questa macchina deve rispondere alle domande più profonde della fisica. Noi esistiamo perché la materia ha una massa, ma non si sa che cosa conferisca la massa alle particelle elementari. Pare che a farlo sia la «madre di tutte le particelle», il bosone di Higgs, detto anche «particella di Dio». L’Oracolo dovrà sciogliere l’enigma. E altri enigmi non meno ardui. Com’era il cosmo un miliardesimo di secondo dopo il Big Bang? Perché l’universo è fatto solo di materia e non di antimateria? Che cosa sono la materia e l’energia oscure che sembrano costituire il 95 per cento di tutto ciò che esiste?
Le risposte usciranno da due fasci di protoni che si scontreranno con la più alta energia mai generata dall’uomo. Siamo alla vigilia della rivelazione. Ma c’è chi teme sia la vigilia dell’apocalisse. Un oscuro chimico tedesco, Otto Rossler della Karls University, ha chiesto alla Corte europea dei diritti umani di fermare Lhc perché potrebbe produrre un mini-buco nero in grado di inghiottire la Terra intera. Lo stesso spauracchio agita Francesco Calogero, un fisico dell’Università di Roma. Mursia pubblica un romanzo che anticipa il disastro. L’autore è Angelo Paratico. Di lui si sa che è milanese, vive a Hong Kong e colleziona ceramiche orientali. Il suo eroe si salva con un po’ di antimateria che porta in una valigetta (!) grazie alla quale si trasferisce in un altro universo prima che la Terra sia fagocitata dal buco nero «made in Cern».
Non sorridete. Il web formicola di blog e milioni di persone sono terrorizzate. Pochi sanno che i raggi cosmici raggiungono energie un milione di volte quelle di Lhc, che i calcoli di fisici illustri come John Ellis escludono l’ipotesi buco nero, che un esperimento simile si è già fatto al Laboratorio di Brookhaven negli Stati Uniti e la Terra sopravvive. La paura della fine del mondo è sempre in agguato, i profeti di sventure non sono mai mancati e neppure gli ingenui che abboccano. La scienza stessa oggi fatica a distinguersi dalla pseudoscienza e, con l’aiuto di un giornalismo superficiale, si moltiplicano le catastrofi ipotizzabili sulla base di dati mal compresi.
Il terrore per l’Anno Mille è una invenzione dei posteri: all’epoca nessuno sapeva in quale anno si vivesse. Molti altri allarmi però sono storicamente documentati: ce ne furono più di cento a cominciare da quello che lanciò nel 992 Bernardo di Turingia. Una caratteristica delle Cassandre è la precisione con cui l’apocalisse viene prevista. Il matematico tedesco Michael Stifel l’annunciò per le 8 di mattina del 18 ottobre 1533, il fanatico religioso William Bell puntò sul 5 aprile 1761. Il primo rischiò il linciaggio, il secondo finì in manicomio. Per fortuna oggi c’è più tolleranza.
Innumerevoli sono le apocalissi previste dai Testimoni di Geova e dai Mormoni. Il sismologo Alberto Porta la calcolò per il 1919, il medico Elio Bianco per il 14 luglio 1960. Nel 1980 Jenser e Gaines, capi di una setta americana, convinsero centinaia di seguaci a chiudersi in un loro bunker ad attendere il giudizio universale. Nel 1992 il reverendo Lee Jang Lim coinvolse 150 mila fedeli coreani nell’isteria della fine del mondo e li truffò per un totale di 4 milioni di dollari (però finì in galera).
Al momento la fine del mondo più prossima è attesa per il 21 dicembre del 2012. La data discende da calcoli fatti sul calendario Maya, la catastrofe si verificherebbe per un cambiamento dell’inclinazione dell’asse della Terra rispetto al piano dell’orbita. Un argomento portato dai sostenitori dell’apocalisse Maya è che il campo magnetico della Terra è in graduale diminuzione. Cosa vera, ma è anche vero che nelle ere geologiche il campo magnetico si è invertito molte volte, l’ultima 700 mila anni fa.
Più fondato è l’allarme per l’asteroide 99942 Apophis, un corpo roccioso dal diametro di 320 metri che incrocia l’orbita della Terra. Scoperto il 19 giugno 2004, Apophis passerà molto vicino al nostro pianeta il 13 aprile 2029 (un venerdì) e nel 2036, quando si troverà ad appena 36 mila chilometri da noi, la distanza dei satelliti geostazionari. L’impatto sarebbe pari all’esplosione di 65 mila bombe nucleari come quella che distrusse Hiroshima. All’inizio la Nasa stimò la probabilità di collisione in 1 su 300. Davvero allarmante. Poi la faccenda si è ridimensionata grazie a dati più precisi e ora si parla di 1 su 45 mila. Ad ogni buon conto l’ex astronauta Rusty Schweickart progetta una task force per deviarlo.
L’anno 2000 con la sua cifra tonda ha alimentato soprattutto due paure: il collasso della civiltà per il «baco» dei computer in quanto i vecchi software, indicando la data con due sole cifre, davanti agli zeri sarebbero impazziti, e la catastrofe planetaria dovuta a un allineamento di cinque pianeti. Il baco fu prevenuto e l’allineamento ovviamente non fece danni: tutti i pianeti insieme esercitano un’attrazione che è meno di un millesimo di quella del Sole e della Luna.
Negli Anni 80 tenne banco la fine del mondo da «inverno nucleare», molto pubblicizzata dal fisico Antonino Zichichi negli incontri del Centro Majorana di Erice. Gli strateghi almanaccavano un attacco nucleare globale e il cambiamento climatico avrebbe stroncato anche i pochi sopravvissuti nei rifugi.
Apocalissi biologiche si sono temute per le epidemie della malattia di «mucca pazza» e di aviaria. Sulla prima si è esagerato. Nel secondo caso il rischio non è da sottovalutare. Ma finora la peggior pandemia rimane quella della «spagnola» del 1919. Nonostante tutto, siamo ancora qui. E fidatevi: certamente ci saremo ancora mercoledì sera.
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