29 Luglio 2008 15.12 - di Massimiliano Mattei - Fonte: Terni in rete - cod.140070
Ancora una volta ci troviamo nella situazione in cui una idea utilizzata nella serie di Star Trek, viene in qualche modo riproposta nella realtà.
Non si tratta a tutti gli effetti del famoso "raggio traente", con cui gli equipaggi di Gene Roddenberry, creatore della serie, hanno catturato e spostato astronavi e asteroidi, ma il principio è pressoché identico.
L'idea di Rusty Schweickart, astronauta NASA delle missioni Apollo che ha finanziato la ricerca presso il laboratorio di "Jet Propulsion" di Pasadina, è che anche delle piccole interazioni gravitazionali, possono deviare un asteroide dal suo percorso quanto basta, affinché non costituisca più una minaccia per il nostro pianeta.
Come prima mossa, un mezzo spaziale dovrebbe impattare direttamente sul corpo celeste, determinandone auspicabilmente una variazione di traiettoria, seppur minima e imprevedibile.
Nel passo successivo si tratterebbe di affiancare un mezzo spaziale di circa una tonnellata, ad una distanza costante di 150 metri dall'asteroide, così che questa "navicella" eserciti con la sua massa una forza gravitazionale tale da deviare, ad esempio, un asteroide di 140 metri di diametro, di circa 0,22 micron al secondo ogni giorno.
Questi i parametri utilizzati dal gruppo di ricerca nella simulazione, che prevede anche una forma irregolare del corpo celeste, copiata esattamente dall'asteroide "Itokawa", così da prendere in considerazione anche eventuali asimmetrie negli influssi gravitazionali.
Un dispositivo di controllo manterrebbe il mezzo spaziale sempre alla giusta distanza, mentre un trasponder posizionato sull'asteroide permetterebbe di seguirne con grande precisione la traiettoria.
Il sistema, secondo Chapman, darebbe i suoi frutti solo se fosse attivato in tempo utile. Ci sarebbero infatti dei "punti di non ritorno", dopo i quali non sarebbe più possibile utilizzare questo metodo per deviare un corpo celeste da un eventuale impatto con la terra.
D'altra parte anche un piccolo cambiamento di traiettoria, o meglio di velocità, potrebbe essere sufficiente a far mancare l'appuntamento dell'asteroide con questi "punti di non ritorno" e quindi a raggiungere lo scopo.
Nel 2029 l'asteroide Aphophis, potrebbe trovarsi a passare proprio in uno di questi punti virtuali ed impattare la terra circa sette anni dopo.
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