Il metronotte «avvicinato dagli alieni». Una Tac e la scatola con sette pulsanti
DAL NOSTRO INVIATO GENOVA - Pierfortunato Zanfretta è una persona che colpisce subito per la sua aria semplice. Gli occhi azzurri, luminosi, sono valorizzati dai capelli bianchi e certificano un animo mite. Ha 54 anni e da 30, un anniversario che si compirà tra il 6 e il 7 dicembre prossimi, è protagonista e vittima al tempo stesso di una storia che tanti hanno liquidato con sorrisetti di compatimento, che alcuni giudicheranno in odore di follia e che altri ancora, pur senza arrivare a verdetti estremi, catalogheranno come impossibile. Invece, almeno nella sua architettura generale, è un qualcosa di capitato e vissuto, se non altro perché da così tanto tempo c' è una persona che soffre. Dopo aver avuto l' esistenza ribaltata, con lavori persi e una moglie che ha scelto di separarsi portando con sé i quattro figli. «Spero e desidero che tutto finisca presto, non ne posso più» sbotta Zanfretta mentre il sole lo coccola sulle panchine del vecchio
porto di Genova. La sua consolazione, oggi, è avere un' occupazione in un istituto che assiste persone bisognose: «Posso rendermi utile e dare una mano, oltre che mettere in fila i valori della vita». Utile nel vero senso della parola: di recente ha salvato una ventina di ospiti da un incendio che si era sviluppato in un locale del ricovero. Pierfortunato Zanfretta è l' ex metronotte che nel 1978, in una località sulle montagne dell' entroterra di Genova, ha detto di essere stato rapito dagli alieni, dopo un terrificante incontro ravvicinato del terzo tipo nel giardino di una villa che era andato a controllare: «Erano due esseri enormi, alti circa tre metri, verdi e rugosi: mi spinsero per terra e poi io fui in loro balia» ricorda ancora con sgomento. Dettagli non accessori: quella notte, oltre 50 persone videro luci strane e notarono fenomeni anomali nella zona, sporgendo denuncia ai carabinieri. Zanfretta venne ritrovato in stato di choc dai
colleghi poi intervenuti a soccorrerlo: in una notte d' inverno, aveva il corpo caldissimo e pure torrida era la sua Fiat 127 di servizio, spentasi all' improvviso poco prima del contatto. Sul prato della villa rimase un cerchio di erba bruciata, un fatto anche questo verificato e verbalizzato tanto quanto le impronte delle «zampe» degli sconosciuti. Dopo quell' episodio di abduction, ne sarebbero seguiti altri dieci. Una volta Zanfretta, sempre di notte, era con una Vespa a fare benzina in un distributore: fu rinvenuto su un monte distante venti chilometri, in stato di choc. E non è finita. L' auto di servizio fu dotata di registri in acciaio, che si sarebbero spaccati in caso di sollevamento: la cosa in effetti avvenne e non c' erano gru fisse o mobili nei paraggi. Infine, un' altra coincidenza: il metronotte, dopo un rapimento, dichiarò che gli alieni erano giunti dalla Spagna; il giorno dopo i giornali di tutta Europa parlarono di avvistamenti a
Madrid. Ma da ventisette anni questi esseri lasciano in pace la loro vittima. Anche se Zanfretta sostiene di essere tenuto «al guinzaglio» da un qualcosa che gli è stato impiantato nella nuca e di aver avuto in consegna una scatola, contenente una sfera trasparente dentro la quale si troverebbe una piramide mobile a tre facce, color oro. Deve aprire questa scatola almeno una volta al mese, recandosi in un posto solo a lui noto e accessibile. Il caso-Zanfretta, già descritto in un libro e presto proposto in un film, è noto. All' epoca approdò in tv nel «Portobello» di Enzo Tortora, quindi è sbarcato al «Maurizio Costanzo show», a «Domenica in», da Fabio Fazio. Ultimamente l' ha trattato il «Bivio» di Enrico Ruggeri, su Italia 1. È sempre finita con un no contest: nessuna prova definitiva, pro o contro. Quindi, c' è chi continua a stroncare Zanfretta e chi, magari senza ammetterlo troppo, crede a lui. Tra i due estremi, una fitta coltre
di mistero che adesso torna d' attualità. Per due motivi, oltre al film. Il primo è che nel settembre 2007, l' ex metronotte, vincendo la sua ritrosia, si è spontaneamente sottoposto a una Tac alla testa. L' esito della radiografia che aveva fatto nel 1979, quindi dopo il teorico «prelievo» degli alieni, è confermato dal nuovo e più moderno accertamento. L' ispessimento, in basso sulla nuca, c' è, anche se all' Istituto Salus, dove l' esame ha avuto luogo, fanno notare che da un punto di vista clinico la gibbosità è irrilevante. In altre parole, ci potrebbe essere stata sempre, per natura, nonostante normalmente un individuo presenti in quel punto uno spessore regolare. Il confronto ideale sarebbe semmai con esami anteriori al 1978. Ma Zanfretta non aveva mai avuto occasione di farne. Il secondo motivo è che la famosa scatola è diventata attiva dall' inizio del 2008. «Ha una tastiera con sette coppie di pulsanti destinati ad accendersi. Mi
comunicarono che quando le prime sei coppie si sarebbero illuminate, la settima l' avrei dovuta azionare io. A gennaio il processo è cominciato». Il che significa... «...che tra poco qualcosa succederà: torneranno e stavolta, come avevano promesso, si manifesteranno al mondo». Liberi, a questo punto, di crepare dal ridere o di paura. Né l' uno né l' altro atteggiamento appartengono però a Zanfretta, che parla piuttosto con aria rassegnata, tranquilla e serena. Spera, in fondo, che quel giorno giunga davvero: per lui sarebbe una liberazione. * * * Ieri e oggi Il protagonista Pierfortunato Zanfretta, protagonista, secondo il suo racconto, di un incontro ravvicinato con gli alieni. A sinistra il metronotte nel 1978, quando si verificò il primo degli undici episodi di «abduction». A destra Zanfretta oggi, mentre partecipa a uno dei tanti convegni di ufologia ai quali viene invitato
Vanetti Flavio
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(30 giugno 2008) - Corriere della Sera
http://archiviostor ico.corriere. it/2008/giugno/ 30/rapimento_ italiano_ diventa_film_ co_9_080630054. shtml