Nel sentire collettivo, quando si parla di piramidi, generalm ente si formano immagini di schiavi che sudano nel deserto trasportando enormi blocchi di pietra, possibilmente sotto la minaccia della frusta. Questa facile associazione potrebbe ora essere in parte smentita da uno studio condotto nei laboratori del Massachussets Institute of Technology dal team di Linn W. Hobbs, un professore di Scienze dei Materiali. La squadra di Hobbs sta effettuando delle prove su un modellino sperimentale della Grande Piramide, per validare in linea di principio l’ipotesi che gli antichi egizi abbiano utilizzato un composto simile al moderno cemento nella costruzione di alcuni blocchi.
Cemento preromano? - L’invenzione del cemento è attualmente attribuita ai romani, che lo utilizzarono su larga scala grazie a conoscenze tecniche derivate loro dai greci, ma potrebbe essere spostata indietro di circa 2000 anni. Il modellino costruito al sesto piano del MIT di Cambridge, Massachusetts, è formato da 280 blocchi: quelli che stanno alla base sono semplicemente di calcare, mentre per quelli che stanno al vertice si sta sperimentando un simil-cemento formato da una pasta di calcare sbriciolato e da leganti chimici naturali come la caolinite, una creta, e il natron, un carbonato già usato nei processi di mummificazione. L’ipotesi è che i blocchi nella parte superiore della piramide possano essere stati modellati direttamente in loco, versando un composto simile a questo in casseformi di legno. Tutti questi componenti avrebbero potuto essere facilmente reperiti nelle sabbie del deserto, nei letti dei fiumi e nelle cave.
Una certa ostilità. - Hobbs si è dichiarato “agnostico” riguardo a quest’ipotesi, specificando che il suo intento nella sperimentazione rimane puramente didattico, ma ha notato che le reazioni della comunità archeologica al riguardo sono state particolarmente veementi. Gli archeologi sostengono che, semplicemente, non ci sono prove che le piramidi siano costruite con altro che semplici blocchi di calcare e che altri materiali trovati in alcuni test sono solo il frutto di interventi successivi di consolidamento. L’idea del simil-cemento era stata avanzata una prima volta negli anni ’80 da Joseph Davidovits, ingegnere chimico dell’ Istituto Geopolimeri di Saint Quentin, in Francia.
Successivamente, nel 2006, Michael W. Barsoum, docente di Ingegneria dei Materiali alla Drexel University di Philadelphia, dopo una serie di analisi chimiche, al microscopio e ai raggi X, concluse che una parte dei blocchi della Piramide di Cheope presentava caratteristiche microstrutturali diverse da quelle del calcare, compatibili piuttosto con un composto misto. La posizione della comunità scientifica a proposito però non cambia. Quello che è certo, come sottolinea Hobbs, è che l’idea che alcuni blocchi delle piramidi siano stati modellati in casseformi con paste di natura simile all’attuale cemento non è poi più fantasiosa di quella di trasportare macigni giganteschi su slitte di legno.
Federico Simonelli
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