08/02/15
Studio italiano conferma potere antiage della proteina Creb1. Si produce se si assumono meno calorie. Più salute per la gente e anche per il pianeta.
leggi...
"Chi ha paura di sognare
e' destinato a morire"
Bob Marley
 


Bookmark and Share



HOME // < Back

Nel dna dei giganti la storia di un popolo
I restauratori lavorano in pubblico, l’archeologia diventa spettacolo
Federico Spano

La ricostruzione delle statue nel centro della soprintendenza a Li Punti


 

SASSARI. Se fosse un puzzle, sarebbe il più grande del mondo. Quasi cinquemila pezzi, per un totale di dieci tonnellate. Per risolvere questo rompicapo da record, che consentirà di riscrivere parte della storia dei sardi nuragici, sono impegnati da diverse settimane, nel complesso della soprintendenza a Li Punti, quindici esperti del Centro di conservazione archeologica di Roma.
A dispetto del nome della società che ha in appalto il restauro delle sculture nuragiche di Monte ’e Prama, dodici esperti su quindici sono sardi. Il gruppo, diretto dall’archeologo conservatore Roberto Nardi, attualmente sta lavorando alla pulitura dei 4880 frammenti. Per questo viene usata la tecnica dell’acqua atomizzata, messa a punto nei primi Anni 80 per il restauro dei monumenti del foro romano. I pezzi di biocalcare vengono messi in un ambiente isolato, dove viene prodotta una miscela di aria e acqua a bassa pressione, che forma un aerosol in grado di ammorbidire lo sporco. Gli operatori, che si distinguono dagli altri dipendenti del centro di restauro di Li Punti, perché indossano una divisa rossa e beige, successivamente finiscono di pulire i «mattoncini» del puzzle nuragico con spazzolini morbidi. Questo intervento è necessario per individuare meglio i punti di «attacco» tra i vari pezzi. Per la ricerca degli «attacchi», è stato predisposto un database con la descrizione di tutti i frammenti. La prima suddivisione viene fatta in base al tipo di scultura: arciere, pugilatore, guerriero e modellino di nuraghe. La seconda selezione viene fatta in base alla tipologia del pezzo: gambe, braccia, teste, piedi, busti. Altri elementi importanti per la ricomposizione, sono il tipo di pietra e lo stato di degrado. Le parti mancanti, qualora fossero necessarie per collegare tra loro i vari pezzi, verranno ricreate al computer in 3d, e poi realizzate materialmente con una sorta di stampante che produce oggetti tridimensionali. Tra pochi giorni la ricostruzione entrerà nel vivo e le prime statue prenderanno forma.
Già oggi il pubblico può assistere in diretta al lavoro dei restauratori. Sono previste, infatti, visite guidate tra i vari ambienti in cui sono custoditi i giganti di Monte ’e Prama. A breve, sempre nel centro della soprintendenza, a Li Punti, verrà inaugurata la galleria di accoglienza al pubblico. Gli esperti del Cca (Centro conservazione archeologica) lavoreranno alla ricomposizione delle statue davanti agli «spettatori». Sullo sfondo avranno una gigantografia del sito in cui sono state rinvenute le sculture. I giganti riprenderanno forma nel loro ambiente di origine. Attraverso il sito web www.monteprama. it

è già possibile vedere le lavorazioni in corso.
«Ci stiamo rendendo conto che mancano moltissimi frammenti - spiega l’archeologo Roberto Nardi -, dei quali sarebbe molto importante entrare in possesso. Una grande parte di questo progetto è dedicata all’informazione. È necessario che la gente, soprattutto chi abita nella zona dove è stato fatto il ritrovamento nel 1974, capisca che è fondamentale consegnare al centro di restauro tutti i pezzi: la ricerca principale andrebbe fatta nelle cantine, nei giardini e nelle case degli abitanti di Cabras. Il progetto è finalizzato a restituire alla Sardegna un bene pubblico importantissimo, continuare a nascondere frammenti delle sculture, per un uso “privato”, comincia a diventare incomprensibile» .
Il direttore scientifico del progetto di restauro è l’archeologa Antonietta Boninu. I quasi cinquemila frammenti su cui stanno lavorando gli esperti del Cca, fanno parte di un gruppo di circa 35 sculture. «Dopo due mesi di lavoro - aggiunge l’archeologo Nardi - cominciamo a porci l’obiettivo di rimettere in piedi una o due statue, questo a causa dei numerosi pezzi mancanti. La collezione, comunque, sarà “musealizzabile” . I giganti saranno meno “spettacolari” di quanto si sperasse, ma comunque stiamo parlando di un risultato scientifico eccezionale».
Grazie al puzzle più grande del mondo si potrà riscrivere una parte della storia dei sardi nuragici.




Fai una domanda o inserisci il tuo commento:
Nick:
Testo