Lunedì 20 Aprile 2009
Cison di Valmarino è un posto fuori dal mondo che in questi giorni è stato al centro dell'attenzione del mondo perché sede del primo G8 agricolo della storia dei vertici internazionali.
La riflessione sull'agricoltura ha coinvolto le 8 economie più avanzate del pianeta rappresentate dai rispettivi ministri dell'Agricoltura ( i "vecchi" 7 Grandi più la Russia), i 5 Paesi emergenti (che poi comprendono le potenze emergenti: Cina, India, Brasile, oltre a Messico e Sudafrica), altri 3 Paesi che hanno un ruolo non secondario nel commercio mondiale delle derrate agricole (Argentina, Australia ed Egitto), inoltre organismi internazionali come FAO, Banca Mondiale, IFAD, OCSE, la task force sulla sicurezza alimentare delle Nazioni Unite, PAM, l'Unione Africana.
Come definirlo? Perfino la parola summit va stretta a questo gran pentolone gorgogliante di personalità più o meno allineate su alcuni punti fondamentali messi sul tavolo della discussione in un antico maniero inerpicato su una montagna ricca di vigne, di frutta e di ogni altro ben di Dio in quella che i veneziani definivano, non a torto, la "marca gioiosa".
Chi scrive è uno dei 450 giornalisti accreditati. E anche questo numero è così grande da mettere a disagio. Così come il cibo, le specialità alimentari della Marca, ricche, varie, copiose, così lontane dalle crisi alimentari, dalle morti per fame, che pure sono state oggetto di seria attenzione. Il documento finale arriverà nelle prossime ore, lunedì 20 aprile, giorno di chiusura dei tre giorni di lavori. Ma i temi e i punti di vista prevalenti sono abbastanza chiari. L'agricoltura è, come la finanza, uno dei nervi scoperti dell'economia mondiale. Si è basata e si basa su accordi superati, su organismi internazionali che vanno ripensati, è vittima della mancanza di una visione strategica condivisa.
Ecco che l'idea di questo primo summit agricolo è un'idea appropriata.
Il mondo non si può permettere un'altra crisi alimentare grave, tale da gettare nella fame svariati altri milioni di essere umani.
Vanno quindi fissate regole nuove: sulla gestione degli stock, sui rapporti tra i grandi Paesi produttori di oggi e di domani, sul rapporto tra produzione alimentare ed energia verde. E vanno riformati gli organismi internazionali a partire dalla FAO.
Queste sono le esigenze emerse. Il ministro Luca Zaia, padrone di casa, ha spinto perché agli agricoltori sia lasciato produrre, perché la produzione agricola globale cresca senza eccessivi lacci, ma con attenzione a difendere le produzioni territoriali, le tipicità.
La tedesca Ilse Aigner ha messo in guardia sugli ogm: "Serve vigilanza".
L'idea di questo vertice era giusta. E questo vertice è stato utile.
Se ci spogliamo di alcuni fronzoli, questa è la sostanza.
da greenplanet.net