Denso e sottile si trovano intimamente in contatto tra loro...
...complementari come la materia con l’antimateria, come la vita e la morte. Ma in che modo il corpo si unisce all’Anima, ossia in che modo il denso è connesso al sottile? Il corpo fisico è dunque Anima densificata, l’Anima è un corpo sottilizzato ed entrambi sono in sostanziale rapporto graduale con tutte le cose in modo unitario come l’iceberg che, nello stadio in cui si liquefa, diviene acqua ponendosi in rapporto unitario con il mare...
Il nostro modo di pensare moderno ci ha consegnato il concetto di personalità come capacità di spiccare sugli altri, di imporre le proprie idee. Così facendo siamo stati necessariamente indotti a separare ed allontanare il mondo circostante. Ma il concetto della nostra personalità così sorto in modo oggettivo e limitato non risponde a verità. E’ pacifico che la realtà del mio IO si estende, di fatto, dove arriva il mio stato di coscienza; ma essa sconfina, come sappiamo, anche oltre e cioè agli stati di incoscienza, come quelli onirici, di trance e via dicendo.
Non solo. Il mio IO si diffonde pure nel mio corpo, ove avverte di essere presente fin nei minimi capillari sanguigni, fino alle ultime cellule. La recente scoperta della scienza epigenetica ci ha tolto gli ultimi dubbi sulla possibilità di trasmettere ai nostri discendenti anche i cambiamenti ambientali e climatici che viviamo, facendo in modo che il nostro algoritmo riproduttivo, il DNA, si attivi ad hoc in funzione delle modificazioni della realtà circostante.
E’ poi scientificamente provato che il mio corpo è saldato interamente a tutti gli altri corpi che lo circondano in un fluire incessante che mi fa estendere attraverso tutto l’universo, senza che nessuno possa ontologicamente separarsi da me e nel quale io esisto. La concezione di vuoto, come nulla del nulla, frattura insanabile tra gli oggetti e le energie, non regge più.
Con la scoperta del fenomeno dell’entanglement abbiamo avuto la prova definitiva che qualsiasi particella atomica è collegata l’una con l’altra e questo fenomeno si può estendere anche al mondo macroscopico.
Il vuoto dunque è, al contrario del senso comune, pienezza di onde, di informazione, che talvolta emerge per sconfinare nel nostro mondo visibile. La nozione di esistenza va pertanto riconsiderata dalle fondamenta; ed anche quello di coscienza, che deve necessariamente abbracciare dimensioni a noi ignote. E va rivista dalle fondamenta anche la concezione di soffio vitale, di Anima che non deve essere più considerata distinta dagli stessi elementi costitutivi la materia.
Sappiamo per certo che la vita è venuta dagli spazi profondi, da immani esplosioni di stelle che, collassando, hanno scagliato nello spazio gli elementi necessari affinché diventassimo materia vivente che, grazie ad un meccanismo auto-organizzativo, ha prodotto frammenti cellulari in grado di replicarsi. Lo hanno dimostrato recentemente due ricercatori dell’Università di Hong Kong, Sun Kwok e Yong Zhang, dopo aver osservato stelle che, in diverse fasi della loro evoluzione, diventano autentiche fucine di molecole organiche complesse che poi immettono nello spazio interstellare.
Quando la nostra mente riesce a sintonizzarsi su frequenze compatibili con quelle presenti nel cosmo si vivono momenti di natura mistica e la coscienza può farsi strada ed allargarsi fino alle più lontane propaggini considerate impenetrabili. Ogni cosa collocata nell’universo è, di conseguenza, costitutiva della mia stessa realtà ed in essa mi ritrovo. Vi sono dunque diverse esperienze dell’IO a seconda della maggiore o minore vastità della coscienza. Certo è che l’esperienza corrente è quella di ritenere la persona un complesso ben individualizzato di pensieri, di attribuzioni, di emozioni, ire, gelosie ecc. e la scienza afferma con certezza che “ è convinzione precisa che esista un mondo esterno le cui proprietà sono ben definite ed indipendenti dall’osservatore che le percepisce”, come scrivono scienziati del calibro di Hawking e Mlodinow. In filosofia questa convinzione si chiama realismo.
Ma i recenti sviluppi della fisica iniziano a manifestare un progressivo incrinamento di questa concezione optando per la seguente ipotesi alternativa: il mondo che conosciamo, che sta là fuori, è costituito dalla mente umana usando come materiale grezzo i dati sensoriali ed è plasmato dalla struttura interpretativa del nostro cervello. Dunque entriamo in contrasto con la nostra idea quotidiana di Realtà. Lewontin, famoso genetista, ha detto che: “Non esiste un ambiente in qualche modo astratto ed indipendente: così come non c’è un organismo senza ambiente, così non c’è ambiente senza organismo. Gli organismi non esperiscono gli ambienti, ma li creano! Basta pensare all’uomo che crea il proprio ambiente con ospedali, case, strade, chiese, e tutto quello che volete aggiungere, anche l’inquinamento. Tutto questo sistema-ambiente che l’uomo crea, permette a sua volta la vita dell’uomo stesso; c’è quindi una doppia creazione, l’uomo che crea l’ambiente e l’ambiente che permette la vita dell’uomo…
Come il ragno che si costruisce la tela, ma poi è la tela che determina totalmente l’essenza del ragno”. Vale la pena anche di ricordare il profondo contributo dato da F. Varela, neuroscienziato ed ideatore del concetto di autopoiesi; nel suo libro The embodied mind ci ricorda che esiste una unità essenziale tra struttura organica e la mente, una complementarità che può arrivare fino al livello di coscienza: “Non ha infatti molto senso parlare di vita come noi la intendiamo, a livello umano, senza che ci sia una coscienza e non appena c’è una coscienza dovete avere un posto dove ospitarla. Le due cose non possono essere astratte e separate l’una dall’altra ma sono abbracciate”.
tratto da
Scienza&Conoscenza